sabato 20 dicembre 2014

Serata assieme a due produttori eccellenti della Puglia alla Capinera a Pianiga 18/12

Antipasto abbinato al rosato Gioia del Colle
Bella serata in compagnia delle Cantine dei Dogi e i produttori pugliesi Cannito (vini Bio, http://www.agricolacannito.it/it/) e Masseria Coppi (pasta, taralli e molto altro http://www.masseriacoppi.com/).

 La Capinera a Pianiga ha accolto l'evento in modo ospitale e professionale, bravi.

 Antipasto di salumi caserecci e taralli di varie tipologie, al pomodoro, ai cereali, alle olive (questi ultimi li ho adorati ma erano tutti ottimi).
Il primo vino in abbinamento è stato il rosato di Gioia del Colle, l'azienda Cannito è una nicchia che produce circa 30000 bottiglie l'anno e di queste solamente il 4% è destinato alla selezione in assaggio, DRUMON.
Vino senza dubbio difficile e fuori dagli schemi classici della degustazione, questo rosato si presentava velato, con una strana luce opaca e al naso emanava forti sentori di ossidazione, maderizzati. Dopo la prima sorpresa, il vino infatti è stato voluto così, abbiamo notato che in bocca era molto diverso, migliorava parecchio, lasciando percepire anche una forte componente minerale e acida, bell'abbinamento.
Scelta coraggiosa perchè mi rendo conto che non era un vino per tutti.

I paccheri, squisiti

Tris di primi piatti con la pasta di Coppi, Pacchero eccellente, lo avrei addirittura gradito più al dente, con un ragu bianco e radicchio di Treviso, intenso e cremoso in bocca.
Orecchiette al broccolo e pancetta, cottura troppo lunga, e avrei gradito le cime di rapa, comunque generalmente saporito.
Pappardelle alla selvaggina (capriolo) intense e speziate, gusto difficile per i non amanti della carne cosiddetta "nera".
In abbinamento il primo Primitivo, diciamo il "base", nero e impenetrabile come dev'essere, tante spezie e terziario, cuoio primo fiore, tabacco, nessuna "puzzetta" (era stato aperto sufficientemente in anticipo), che si è invece presentata in altre bottiglie appena stappate, pieno e potente il sorso, carnoso e succulento, di frutta rossa sotto spirito e tanto calore, un vino rinfrancante.

...poi però tutto è cambiato, è entrata in tavola la riserva.

24 mesi in tonneaux, contro i sei del base. Qui tutte le sensazioni si moltiplicano ed arrivano a livelli quasi ingestibili, dopo il primo impatto timido al naso, infatti, le sensazioni in bocca esplodono come un fuoco d'artificio di colori e emozioni vibranti. Talmente è potente che devo interrompere la conversazione e lasciare che il sorso scenda, lento e pesante, per poi ritornare con la frutta sotto spirito, e direi ancora di più, sensazioni eteree che ricordano lo smalto e la vernice.

Che gran vino.

Tornerò alla Capinera e cercherò questi prodotti alle Cantine dei Dogi perchè non solo stiamo parlando di eccellenze sconosciute in Italia (ma all'estero ne vanno pazzi) ma anche perchè sono favolose!

Grazie a Maurizio, Nicola e Simone per avermi fatto conoscere queste realtà e soprattutto per la simpatia e esperienza che hanno accompagnato tutta la serata.

Gruppo di assaggio - prima serata 18/12

Finalmente l'idea di ritrovarsi per assaggiare si è concretizzata!

A dire il vero è difficile per tutti ritagliare il proprio tempo alla famiglia, ai vari impegni di lavoro e alla lettura, ma è giusto farlo soprattutto per la palestra olfattiva, ma anche per avere maggior memoria delle etichette assaggiate, collegandole alla serata specifica.

A casa di un collega e amico, abbiamo organizzato un piccolo incontro iniziale dove abbiamo portato ognuno qualche buona etichetta di quelle che hai là e che vorresti assaggiare ma non sai mai con chi farlo (potrebbe non capire o non apprezzare) o quando.

Sauvignon di Beringer, grazie Chiara!
In questa occasione sono spuntate fuori delle vere chicche che sono entusiasta di descrivere.

Innanzitutto un'etichetta americana (che potrebbe interessare ai miei lettori negli States), il Sauvignon 2007 Napa Valley .....
Paglierino dorato, vivo, luminoso, profumi intensi e di frutta esotica, la maracuja, il mango, floreale ma non di tipico sauvignon, come di caprifoglio un fiore dalle note dolci, note minerali importanti, come di roccia bagnata, sorso fresco, sapido, pieno di corpo e struttura (anche alcool!) considerati gli anni direi che è stupendo trovarlo così al pieno delle sue potenzialità. Finale leggermente vanigliato, ma assolutamente non percettibile come tostatura.
Direi un vino più di gusto europeo che americano.

A seguire due prodotti della stessa azienda, simili ma opposti, siamo nelle marche e precisamente nella zona di FOCARA, dove il pinot nero cresce in modo ottimo, ma è meno conosciuto delle zone più vocate dell'Alto Adige o dell'Oltrepo' Pavese.

FOCARA pinot noir, un'altra sorpresa
 Due vini simili perchè entrambi provenienti da pinot nero, ma il primo vinificato in bianco (che rarità!), colore tendente al beige, si percepiva chiaramente che aveva una derivazione da frutta rossa. Profumi misterosi e abbastanza indecifrabili, e sorso non del tutto soddisfacente, molto sapido ma contemporaneamente morbido e direi tutto sommato equilibrato.
Il pinot della foto aveva un colore atipicamente carico e il naso polveroso e fruttato. L'ho apprezzato per la sua tipicità ma non lo acquisterei perchè non mi ha emozionato particolarmente.

Ottimi finora comunque tutti questi vini con il salume e i vari formaggi in tavola, in basso una foto!

Ultimo dei vini secchi, la mia scelta, il SASSONERO di Zanovello, 2009, prodotto nei colli Euganei, in una zona particolarmente interessante, basaltica (ecco perchè sasso nero) e ricca di minerali, che si sono ripresentati imperiosi al naso e in bocca, la fortuna di questo prodotto però è data dalla grande ricchezza usto olfattiva, tabacco biondo, tanto cuoio, more e mirtilli, un vino che ha lasciato tutti perplessi (in effetti altre annate erano state apprezzate meno).

Ultima bottiglia, un TROCKENBEERENAUSLESE austriaco, grande Gigi, un vino che deve la sua concentrazione all'intervento della muffa nobile, (in effetti TROCKEN significa secco nel senso di disidratato, BEEREN bacche e AUSLESE selezione), presso l'eccellente microclima del lago di Neusiedler.
Miele millefiori, mandorle e tanta allegria, considerati gli assaggi fatti!

Grazie amici e alla prossima esperienza assieme....


lunedì 15 dicembre 2014

Pomeriggio da Celeste, pranzo di Natale assieme all'AIS Veneto, memorie degli assaggi 14/12

Giornata da ricordare ieri da Celeste a Venegazzù, in provincia di Treviso, dove si è tenuto il tradizionale pranzo natalizio che viene ospitato ogni anno da una provincia veneta diversa.

Bella la location, organizzazione ottima, addirittura presenti un prestigiatore, un caricaturista e il gruppo canoro! Devo inoltre citare la presenza di Ottavio Venditto, miglior sommelier d'Italia appena incoronato e di tutti i più importanti esponenti dell'AIS del Veneto.

Parlerò dei vini assaggiati, tenendo presente che sono stati scelti per la loro originalità e per poter degustare prodotti per lo più poco conosciuti o assolutamente rari.
Curiosa la scelta dei vini in antipasto, un sur lie di Roccat di 36 mesi, facile e beverino ma cortissimo e evanescente, considerata la tipicità amarognola dei sur lie mi aspettavo un prodotto più tradizionale; ottimo il prosecco di La Tordera, vigneti a Vidor, da vecchie vigne di 50 anni, bei profumi identitari, ottimo con gli scampi fritti; discreto invece l'incrocio manzoni di Bonotto delle Tezze, meno profumato della media e molto minerale, direi propiro sapido.

A tavola troviamo il Crevada 2008 di Astoria, una riserva concessaci per l'occasione, giallo dorato, colore vivido e brillante, molto legno al naso ma di cedro, con tanta frutta esotica, note terziarie di tostatura e affumicatura. Ottimo abbinamento con il sottofiletto di fassona affumicata.

Il secondo vino ha suscitato molte incertezze e dubbi soprattutto tra i corsisti presenti in sala. Rosato di Cecchetto "Rosa Bruna" 201, rosato di raboso (lo hanno avanzato tutti nel bicchiere). Naso ermetico, nessuna informazione. Male. Una roteazione e la carbonica fa il suo lavoro, fragolina di bosco netta e ribes. Tanta freschezza che abbinava perfettamente il risotto con i funghi.
Ho dovuto faticare per spiegare che l'abbinamento era azzeccato perchè molti non capivano.

Olmera di De Stefani (il titolare presente tra l'altro in sala), grande struttura e carica glicemica, ottimo profumo, tipico da sauvignon (anche se presente solo al 30% assieme al 70% del tai), ma più virato sul floreale che sul vegetale. Bosso, corbezzolo, frutta esotica ananas e passion fruit, molto residuo zuccherino; è molto apprezzato da Robert Parker, anche se non proprio questa annata e la cosa mi fa pensare, considerato il fatto che era decisamente internazionale. Riprendo la sua descrizione per avere un'idea: "I’ve always been a big fan of this blend because of the effortless richness and smoothness it imparts in the mouth. The Tai component from clay-rich alluvial soils gives the wine structure and staying power. The Sauvignon blanc exhibits fine aroma of peach, passion fruit and papaya. Apricot, white almond and butterscotch also appear. Its structure suggest good aging potential. 90 points"
Vedete che Parker apprezza la struttura ma anche la frutta, anzi possiamo dire che la venera. Inoltre ama i gusti burrosi e dolci.
Perfetto con i ravioli ( molto salati e quindi la sua morbidezza bilanciava), trovo il gusto troppo facile per chi beve, in effetti è piaciuto a tutti, omologazione e internazionalizzazione dei gusti? Sì.

Immagine tratta dal web - Da Celeste
Recantina 2013, ho parlato di persona con il produttore, Francesco Serafini, socio in affari con Eataly di Farinetti e trovo che la riscoperta di questo vitigno sia parte della nostra identità come Paese esemplare per quantità di varietà autoctone. Certo non possiamo dire che sia un vino di eccellenza, ma la sua vinosità e piacevolezza comunque rientra nella tipologia di vini poco affinati ai quali siamo abituati qui in veneto fin dall'infanzia. Ottimo come sempre oggi l'abbinamento con la spalla di vitello al forno. 

Infine con il ricco buffet di formaggi troviamo tre vini molto interessanti, ultimo tra questi (a mio gusto) il manzoni moscato, leggermente squilibrato e forse (un po' troppo maliziosamente) sbilanciato nello zucchero. Piacevolissimo il recioto di Speri e forse ancora meglio il muffato di Volpago del montello, grande personalità, zenzero e frutta secca, albicocca e ananas disidratati, miele millefiori.

Ancora BRAVO a Wladimiro e il suo staff, un grazie alla delegazione di Venezia e un augurio a tutti i colleghi sommelier, che possiate sempre comunicare nel modo migliore la passione che ci lega, con umiltà e spirito di condivisione, inoltre ricordiamoci tutti che essere sommelier è una scelta di vita.

PROSIT E TANTI AUGURI !!



Vini difficili, esperienze autentiche e seconde chance

La Borgogna

 La confusione che emerge nei neofiti e anche negli esperti assaggiando alcuni vini a volte è spiazzante.

Dove si schiera il gusto delle persone? Cosa troviamo nel bicchiere? E' possibile che un vino oggettivamente cattivo si trasformi il giorno dopo?

Il lettore si chiederà qual'è il punto e a dire il vero anche chi scrive.

Mi è capitato ieri un vino che mi ha confuso le idee e scosso le conoscenze acquisite finora.
Gli amanti del biodinamico sapranno cosa intendo quando dico che a volte i vini puzzano!
Tripoz in Borgogna produce diversi vini tra i quali un pinot nero (qui possiamo dire autoctono) adatto al pasto, fresco e fruttato con tannini morbidi, dal tipico colore rosso di tonalità scarsamente pronunciata , dai profumi assurdi, ostentatamente sulfurei e fastidiosi, non certamente da pinot nero comunque.
In bocca potente, integro, pulito e decisamente interessante.
Avete mai mangiato il formaggio puzzone di Moena? E' veramente ottimo ma quanto puzza... Nessuno in tavola ha apprezzato, e a dire il vero la cosa non mi ha stupito, non potreste portarlo ad una serata di amici perchè probabilmente ve lo tirerebbero dietro.

La sua bevibilità in ogni caso era ottima. E questo giocava a suo favore!

Lascio mezza bottiglia per il giorno dopo, lo apro... E sparisce tutta la sensazione sulfurea, si apre il naso con sensazioni di sottobosco, muschio,  mirtillo, humus.
Non posso credere a quello che sento e continuo nel pasto, rallegrandomi per ogni sorso. Non eccessivamente lungo, intendiamoci, ma una sorpresa davvero.

Perchè allora condannare un vino che ci delude senza dargli una seconda chance?

Credetemi, la risposta è NO, date una seconda speranza anche ai vini che ritenete difettosi (se sono BIO!), potreste ricredervi va detto anche che potreste rimanere delusi, ma il bello è anche questo).

Aperitivo al Caffè Commercio a Dolo, vini al calice

Storico caffè del centro di Dolo, il Commercio ha passato diverse gestioni negli anni, quando ero adolescente ci venivo per giocare a biliardo, poi si sono rinnovati costantemente e da qualche anno è diventato un locale molto carino e frequentato.

Ho preso un aperitivo, due calici, uno di franciacorta e uno di durello... Anche se a dire il vero mi sembravano IDENTICI (stesso colore, stessi profumi, stessa sensazione di acidità, che nel durello deve essere MOLTO più presente), per me hanno finito il durello, però son andato bene perchè costa un euro in meno!

Ho voluto assaggiare anche un gewurtztraminer alsaziano, più per sfizio che per piacevolezza, considerato che di solito è pesante e zuccherino.
Bel colore vivace, brillante, al naso sensazioni dolci di zenzero e mostarda, quasi di canditi, frutta esotica, mango, e sentori floreali di ginestra.
In bocca è volutamente squilibrato verso le morbidezze, grande il residuo zuccherino ma anche la struttura, lo avrei apprezzato con un po' più di freschezza.

Molto variegata e completa la loro offerta di distillati e vini liquorosi, dal CAOL ILA al ZACAPA, dal PEDRO JIMENEZ al MOSCATO REALE, si possono trovare diverse chicche.

martedì 9 dicembre 2014

Le migliori bollicine italiane - 1/12

Ultima serata degustazione alle Osterie Moderne, il primo dicembre, tema, le bollicine italiane "di lusso".

Sono stato venerdì in Ferrari e ho già degustato diversi produttori del TRENTODOC, ma questa serata è stata interessante comunque.

Innanzitutto ci sono state delle conferme e delle smentite, ad esempio il Buvoli rosè 7 anni ha deluso le aspettative, ma era confrontato con altri due rosè molto più complessi...
Affluenza copiosa, quasi da supertuscan, a riprova del fatto che non conta il prezzo della degustazione se i prodotti sono blasonati, già da sè l'Annamaria Clementi ha attirato gente.

Molte bottiglie sapevano di tappo o erano fortemente difettose (povero Cavalleri, puzzava di zolfo come mai mi era capitato) e addirittura non abbiamo degustato il Monterossa, quasi tutte imbevibili.
Non avevo mai riscontrato negli spumanti una percentuale di difettosità così alta, ma è possibile.
Immagine tratta dal web, perlage

Discreto il Monsupello (Oltrepo Pavese MC), brut nature eletto a bollicine dell'anno 2015 per Gambero rosso, anche se a dire il vero non sembrava così intrigante, considerato che aveva il 90 % di pinot nero, comunque, abbastanza complesso e dal finale amaricante, discreto.

Molto meglio il dosaggio zero di Ca' del Bosco, a conferma della grande qualità di questa azienda della Franciacorta.  Sorso fresco nervoso, pulito, lungo e accattivante.

Grande protagonista in questa serata, l'azienda Ferrari, che riesce sempre a stupire con i suoi prodotti migliori (ma anche con quelli di basso rango, infatti apprezzo il Maximum per esempio) stasera il PERLE' ROSE', complesso e di riferimento per gli altri rosati, la RISERVA LUNELLI 2005, altro grande prodotto, il PERLE' NERO, per il quale c'era la fila e l'ormai leggendario GIULIO FERRARI (2002 3 grappoli) che proviene da sole uve chardonnay del vitigno più vocato.
Continuo a non capire perhè gli "esperti" apprezzino maggiomente l'eleganza rispetto alla potenza, anche in presenza di buona complessità, come nel caso del Perlè nero, quasi uno schock gustativo in bocca, ma fruttato e fragrante... Devo assaggiare qualche champagne potente e poi magari mi farò un'idea.

Annamaria Clementi 2005 Cà del Bosco, che dire? Solo le migliori annate vengono utilizzate, altrimenti non si fa. Le migliori selezioni di uve dai migliori vigneti vocati, sette anni sui lieviti.
Vorrei sentire l'opinione dei tifosi dello Champagne, sentori di nocciola, mandorla e pompelmo, legno di cedro, corposo ma delicato, lungo, fresco ma bilanciato, presente anche una certa sapidità.
Forse il migliore vino che abbia mai degustato. A 70 euro (prezzo scontato) non è certo per tutte le tasche, ma costa meno di uno champagne blasonato!

Vorrei infine citare altre due etichette che ho molto apprezzato, le quali poi mi son reso conto che erano vincitrici dei 3 bicchieri 2015, il METHIUS 2008 di Dorigati, ma ancora meglio, il Domìni Nero 2009 di Abate Nero, 100 % chardonnay, finezza e eleganza per un millesimo non facile per la spumantistica, considerata la temperatura elevata delle notti estive.

lunedì 8 dicembre 2014

Visita a Rovereto, eccellenze del territorio 6/12

Oggi giornata memorabile, di quelle che restano nella storia di una persona e non esagero!

A Rovereto, mitigato dall'Adige, il clima è più favorevole, inoltre l'aria fredda che scende dalle alte montagne fanno della val d'Adige, la vallagarina e la Terra dei forti una zona vocata per la viticoltura, non dimentichiamo i terreni che vanno dai sedimentari ai porfidi.
Qui le varie DOC si accavallano, troviamo Casteller, un vino rosso e giovane, TRENTO DOC, eccellenza della spumantistica italiana (ma poco conosciuta anche nei locali trentini!), Valdadige Doc e Trentino Doc, insieme di vini e vitigni tipici, e poco prima Terra dei forti, interregionale con il Veneto.

Consigliati dai colleghi sommelier, che alla giornata al MuSe di Trento si sono emozionati davanti al produttore "del Revì", ho deciso di fare gruppo e andare a visitare questa piccola realtà che è poco conosciuta anche nelle guide (es. Gambero Rosso la nomina in un trafiletto alla fine del Trentino in "altre cantine").

Premetto che le aziende a conduzione familiare non hanno tempo nè possibilità per dedicarsi alle guide nè ai critici enogastronomici che chiedono tutto e subito, mentre la loro filosofia è della realizzazione artigianale, con senno e tempistiche differenti.
Arrivati ad Aldeno troviamo con difficoltà la piccola azienda che sembra in tutto e per tutto un'abitazione privata.  Veniamo accolti con competenza e disponibilità da Giacomo, il fratello più giovane, che ci mostra le varie fasi di etichettatura in corso, stanno aumentando la produzione ma lo spazio richiesto è sempre maggiore per poter garantire annate di affinamento minimo di 36 mesi...

Assaggiamo il primo prodotto, il dosaggio zero, e subito comprendiamo il livello alto dell'azienda, la cura maniacale dell'equilirio e della facilità di beva del padre titolare ed enologo, nonchè la grande complessità ed eleganza al naso ed in bocca. 4 bottiglie in conto subito.

Continuiamo con il brut, che mi ha un po' spiazzato, per un residuo zuccherino ben percettibile e forse non era il prodotto che cercavo, sempre ottimo livello comunque.

Il rosè da pinot nero, 8 gr/lt di zuccheri e non sentirli con più di 7,5 gr/lt di acidità presente, sorso fruttato e caramelloso, ma di un equilibrio fantastico, è stato ricercato apposta e calibrato per essere in bilico lasciando la sensazione dolce senza rovinare la piacevolezza. Inoltre il finale arriva alla persistenza, poi continua attenuato ma sempre presente, per molto tempo ancora, come avere una caramella che avete finito ma si ripresenta ancora ed è benvenuto! Altre 2 bottiglie

Ultimo nato in azienda (ma altri prodotti in avvenire in arrivo) il loro CRU Blanc de blanc chardonnay in purezza (biologico), vigne a 700 mt, viticoltura eroica, il Paladino, avvolto in un sacco e in una foglia di mais, con una elegante pergamena, una bottiglia in fiducia!!

Ringraziamo il simpatico Giacomo e scappiamo, siamo già in ritardo per Letrari...

Accolti dal figlio avvocato, siamo condotti per la parte posteriore dell'azienda, sono dotati di giropalette automatici (tutto fatto in Italia) ma per questioni di tempi stretti (sono le 11 e mezza e dovevamo arrivare alle undici, per finire alle 12!!) passiamo subito alla degustazione, nella grande e addobbata sala di assaggio.

Conosciamo la famiglia, il padre, Leonello Letrari e la moglie, e cominciamo a conoscerci reciprocamente assaggiando il loro base, il dosaggio zero.
Avendo ancora in mente l'eccellente dosaggio zero di Revì, mi è sembrato un livello inferiore, sia come eleganza, sia come persistenza e intensità; inoltre il Grande Vecchio (Leonello) era ancora in fase di studio, stavamo rompendo il ghiaccio.

Continuando con il secondo prodotto, un BRUT, schietto, lieviti certo, ma anche frutta secca, nocciole e sensazioni dolci tipo caramella d'orzo; migliore del brut di Revì a mio avviso.
A questo punto sono cominciati gli aneddoti e scopriamo che Leonello altri non è che il cugino del Prof. Attilio Scienza (miii non ci posso credere quanto è piccolo il mondo!) inoltre è uno dei fautori della scoperta e impollinazione dell'incrocio REBO, ottenuto da MERLOTxMARZEMINO (finalmente scoperto l'arcano, diffidate da chi dice MERLOTxTEROLDEGO, non è vero, ce lo ha detto colui che fisicamente ha fatto l'impollinazione!!).

Continundo con un Rosè, che ha appena ottenuto il diritto per legge di fregiarsi del titolo di "riserva", stanissimo colore dal pinot nero, ambra brillante...  Buona armonia e generalmente convincente, non ne ho preso per il budget...

Stiamo per passare ad un rosso, quando il Grande Vecchio, rincuorato dalla nostra incredulità ai suoi racconti da buon capostipite di una generazione, decide di fare aprire il mito di Letrari, la loro Riserva 976, non dico altro. Immediata la nota di liquirizia al naso, incredibile sensazione, proprio di bastoncino nero di liquirizia pura, non la radice!! Poi frutta esotica, frutta secca, sensazioni di fieno e anche quasi di menta. Fantastico, una bottiglia subito, assomiglia al Giulio Ferrari (tanto che nei panel di degustazione alla cieca la scambiano per tale) ma costa quasi metà!!

Concludiamo con uno dei loro rossi, un taglio bordolese atipico, oltre al merlot e al cab. sauv. anche il lagrein. Adorabile, si avvicina tanto al lagrein, vino normalmente difficile e duro, ma fruttato, qui presente in un complesso abbastanza equilibrato e dalla forte struttura. Tanto abbinabile con un equilibrio giocato più sulle durezze senza essere però troppo sbilanciato, come potrebbe essere un lagrein in purezza.
Immagine tratta dal web, la Vallagarina

Ci alziamo e ringraziamo i signori, così cordiali, ci scappa il bicchierino di passito di moscato rosa, grande aromaticità, anche se la bottiglia era troppo fredda, di rosa, di fragola, e lasciava la lingua un po' ruvda, un bel tannino. Presa un'altra (mi sto spennando).

Partenza per il pranzo (sono le due passate e siamo in ritardissimo) per la Casa del Vino della Vallagarina, vecchia nostra conoscenza a Isera, creata dai produttori per avere una vetrina costante in ristorante. Ottimo pranzo, antipasto di baccalà fritto e un primo di tagliatelle alla crema di cavolo e pezzetti di pancetta croccante annaffiati da marzemino (vinoso e classico) e un marzemino atipico (balsamico e speziato).

Concludiamo il giro acquistando delle bottiglie di Vallarom, altra sorpresa, di proprietà del nipote di Attilio Scienza e biodinamica. Di Vallarom avevamo già assaggiato il fantastico Chardonnay e lo spumante Vò, veramente interessanti.

giovedì 4 dicembre 2014

L'Alto (ma anche "altro") Piemonte alle Osterie Moderne 24/11

Immagine tratta dal Web


Pochi di certo sapevano cosa potevano perdersi e infatti pochi sono accorsi a questa serata che mi risulta facile definire ECCEZIONALE.

Vini dell'Alto Piemonte... e vi sembra poco ? Il GATTINARA, il BOCA, il LESSONA, il BRAMATERRA, ma scherziamo ? Trovo strana la bassa affluenza, anche perchè a 17 euro come poteva essere più interessante?
Pochi vini mi sono piaciuti tanto come il BOCA, di Le Piane, 85% nebbiolo e 15% vespolina, già in precedenza degustato a Roma, la primavera scorsa al BIBENDA DAY assieme a Pietro (e anche allora lasciava a bocca aperta, anzi chiusa da un'espressione beata!). In equilibrio costante ad ogni sorso, mineralità spiccata (per un nebbiolo di quella zona, in confronto ai vini del Friuli per esempio sarebbe debole) grazie ai terreni di porfidi, fiori al naso, la viola, piccoli frutti di bosco maturi, il mirtillo, la mora maturi e in generale una sensazione come di liquirizia pura che resta anche nel finale.  Vigne vecchie 30 anni e vigneti (ad esempio Le Piane) molto vocati, rese basse 30-40 q.li/ha. MUST HAVE... a 35 euro è comunque un bel bere, non dite che costa troppo!

In questa serata il leit motiv è stato subito evidente, a parte la localizzazione. Rappresentazione dei vitigni autoctoni e soprattutto del terroir, vini poco sapidi ma freschi e dalla grandissima complessità gustativa, più che olfattiva.
Colori poco carichi di antociani (a parte l'uva rara che faceva arrossire i bordi del bicchiere) e ventaglio sottile ma frastagliato di sensazioni.

Ottimo anche il BOCA di Barbaglia, ma gli ho preferito quello de Le Piane, qui invece vorrei nominare altre due etichette eccezionali che vi consiglio ad occhi chiusi:

Lessona DOC 2009 di Sella, vino misterioso come i castelli infestati di fantasmi in Piemonte, naso stretto e poco percettibile, da esperti, sensazioni speziate dolci, cannella e zenzero in primis, poi frutta acidula, tipo ribes o lampone, ogni volta emergeva una sensazione diversa e contraria, davvero emblematico.
In bocca una grande forza, che signor vino, anche qui vigne vecchie di 35 anni e anche più, corpo e struttura forti e morbide al tempo stesso, pensate, l'azienda produce questo vino dal 1600... E hanno imparato bene! Non vi ho deto la parte migliore, qui il prezzo è di 18 euro... E allora non avete scuse.

Gattinara DOCG san Francesco 2009 nebbiolo in purezza, vigneti del 1960-1970, macerazione in cemento per 15 giorni e affinamento in rovere (non barriques) per un anno, poi un altro anno in bottiglia.  Bel rosso granato, fiori secchi e sensazioni dolci, come di pasta di mandorle, forse il vino che più di tutti è riuscito ad esprimersi con questi livelli di intensità olfattiva.
La coda al banco per averlo era significativa, concordo pienamente anche perchè un vino così non può non piacere... Eh sì anche per avere questo siamo sui 38 euro...

Sempre di Sella, cito anche il Bramaterra DOC 2009 forse un livello inferiore a questi che ho descritto, ma comunque veramente ottimo, una mineralità quasi "ferrosa". (18 euro)

lunedì 1 dicembre 2014

Visita alla FERRARI e degustazione evento Bollicine in città TRENTO DOC 28/11

Giornata uggiosa e plumbea, umida e poco promettente, in questo ultimo venerdì di novembre. Saliti sul pullman organizzato dall'AIS Venezia, ci siamo diretti alle cantine FERRARI a Trento.

Rosso e pieno di luce l'ingresso della zona nuova, con una magnifica statua ricavata dal legno delle vigne a forma di cavallo.

L'azienda, gestita dai fratelli Lunelli, è all'avanguardia per i loro prodotti che raggiungono il top qualitativo ogni stagione grazie agli abilissimi chef de cave.
Ottima accoglienza, degna di un'azienda che tratta prodotti ormai considerati di lusso, la presentazione in sala conferenze è stata affascinante e professionale.

Il salone di accoglienza dell'azienda FERRARI

Due preziose bottiglie di GIULIO FERRARI

Il MUSE visto dal primo piano
Ringraziamo i fratelli Lunelli per l'ospitalità e la possibilità unica di degustare alla fine del giro un GIULIO FERRARI 1999, peccato solo per la temperatura di servizio troppo alta (davvero peccato, è stato un errore madornale), ricordo comunque che questo vino, a differenza dei "normali" metodi classici non viene prodotto quando l'annata non rende le uve a perfetta maturazione e viene raccolta da un solo particolare e vocatissimo vigneto di chardonnay, quindi non esiste assemblaggio di uvaggi nè conferimento di vari vigneti. 30.000 bottiglie l'anno per un vino eccellente, sensazioni dolci al naso di frutta candita, mandarino e agrumi, mostarda, e una buona freschezza (che avremmo probabilmente compreso meglio con la corretta temperatura di servizio).

Trasferiti poi a Trento, pochi minuti dopo, sotto un acquazzone, siamo entrati nella cittadina scientifica progettata dall'architetto Renzo Piano, con maggiore espressione nell'edificio del MuSe, il museo della Scienza e della Tecnica di Trento.
Ci si trova a guardare in alto tutte le statue di animali esposte e scheletri di dinosauro, per poi vederli da varie prospettive man mano che si salgono i tre piani della mostra.
Entrando siamo stati accolti da 38 aziende produttrici del TRENTO DOC, per l'evento Bollicine in città, dove venivano fatte degustare le migliori etichette, pensate Ferrari proponeva un 120 mesi (Giulio Ferrari).
Ho avuto modo di conoscere piccole e grandi realtà di questo mondo particolare, esempio, REVI', produttore di nicchia, della zona di Rovereto, 13000 bottiglie ma grande maestria artigianale, Endrizzi, 600.000 bottiglie, certo non una piccola realtà, ma ottimi prezzi, LETRARI, vera scoperta, grandissimo spumante, devo andarli a trovare prima di Natale, e molti altri, MASO MARTIS, FONDAZIONE MACH, ABATE NERO, ALTE MASI, OPERA (in val di Cembra, unica valle orientata est-ovest), METIUS, PISONI e sono solo quelle che ho assaggiato, pertanto mi piace ricordare.  Un po' sotto tono il 51,151 di Moser, rispetto a come lo ricordavo.

Degustazione guidata nel pomeriggio con Mariano Francesconi, presidente AIS Trentino, grande esperto di spumanti (ma anche della Francia) ci ha magistralemnte accompagnato nella degustazione di alcuni dei prodotti presenti nel MUSE, mi colpisce la sua grande cultura, pensate, si ricorda tutte le annate e riesce a collegare i terreni alle sensazioni in bocca, davvero un esempio.

Al ritorno eravamo stanchissimi e soddisfatti, unico rammarico non aver avuto più tempo, purtroppo le aziende erano veramente tantissime per affrontarle solo in un pomeriggio.... Ci andremo di persona allora!!