domenica 30 novembre 2014

PHIGAIA, ottimo rosso di Serafini e Vidotto

Il montello è zona conosciuta per i grandi vini e le aziende vinicole incredibili.

Abbiamo in passato già assaggiato il PHIGAIA alla taverna di Edy Furlan, la Panoramica, a Nervesa della Battaglia, e lo abbiamo trovato delizioso.

Oggi a pranzo ho deciso di portare n tavola di amici una bottiglia di questo vino che ho acquistato direttamente dal produttore, che ci ha parlato con grande simpatia e schiettezza (chi lo conosce sa cosa intendo).

Diciamo che non è il top of the list, in effetti il rosso dell'Abazia ha vinto anche i tre bicchieri gambero rosso, e l'ho trovato incredibile alla serata alle osterie moderne.

A dire il vero il colore mi è sembrato non particolarmente vivace, forse anche per le luci troppo diffuse, ma il naso è veramente accattivante, con questa sensazione poliedrica di spezie, frutta e note vanigliate, sentori di fieno.

Entra con un bel carisma e personalità, deciso e pieno. Riempie tutto il cavo orale con grande intensità e dopo il primo sorso ritornano note di liquirizia e cacao amaro.

Riesce insomma ad essere fruttato ma equilibrato e senza essere troppo invadente rende euforici con la sua bella persistenza.


giovedì 27 novembre 2014

L'Oca va in bianco, a Trebaseleghe 12/11

Organizzata dall'enoteca dei dogi a Mirano, serata all'insegna dell'ottimo vino ma anche della grande cucina.

Il giovane e  rubicondo chef, che ha lavorato con vari Grandi tra i quali Cracco e Leemann, nonchè il "re del cioccolato" Ernst Knam, ci ha presentato una cena ricca e sontuosa, a base principalmente di Oca, ma in bianco, cioè, interpretando, no sughi di pomodoro e no vini rossi.

In compagnia di esperti del settore e giornalisti, mi sono trovato un po' spiazzato inizialmente, poi la convivialità dell'ambiente e dell'ottima cucina ha disciolto il ghiaccio.
Cruasè di travaglino per antipasto, sempre ottimo anche se è il loro base. Antipasto di tre bocconcini, oca in polpetta con maionese alla liquirizia, bruschettina ottima al brie e petto d'oca e arancino di riso e petto d'oca.
Buono l'abbinamento al fiano
Oca sfilacciata all'arancia
di avellino, minerale, strutturato e ricco.

Seconda entrèe di oca sfilacciata agli agrumi e sfoglie di patata croccante arancione su letto di crema di fagioli e farro.
Bella l'idea di accostare l'arancia all'oca, per togliere la sensazione di selvatico, l'ho particolarmente apprezzata.

Petto d'oca, cotto a puntino, accompagnato da un alsaziano, ma il residuo zuccherino tipico del gewurtztraminer lì prodotto, così come molti loro vini, risultava troppo percetibile e per questo poco abbinabile.
Presi da soli due ottimi elementi della cena.

Croccantino di fondente con patè de fois gras e aceto balsamico, ECCEZIONALE, senza abbinamenti considerata l'enorme intensità in bocca, non si percepiva minimamente alcun sentore di patè ma solo la cremosità e potenza del cacao amaro.

Finale con un dessert di cacao (a sfera!) e frutti di bosco, abbiamo assaggiato un trockenbeerenauslese, vino tanto raro e pregiato quanto complesso.

Grazie a Simone e ai ragazzi dell'Osteria V di Trebaseleghe per le idee e l'organizzazione, arrivederci alle prossime iniziative!

domenica 23 novembre 2014

Veneto: i 36 vincitori dei tre bicchieri Gambero Rosso alle Osterie Moderne 18/11

Quando capita in una sera di assaggiare tutti i vincitori del massimo riconoscimento di una guida?
Nello specifico di una delle più quotate guide, il Gambero Rosso?

Questa sera ho avuto il piacere e il privilegio di degustare tutti questi prodotti eccezionali, grazie all'impegno dello staff delle Osterie Moderne, evento già da anni proposto e sempre oggetto di partecipazione anche da parte di esperti del settore. Partecipanti della serata anche i colleghi sommeliers AIS di Padova in servizio.

Stupisce fra tutti la concentrazione del pubblico che si è diretta fin da subito sugli amaroni, alla fine dell'elenco, in particolare sullo Zyme', considerato in sala il top dei top, a mio avviso fruttatone e un po' sbilanciato sugli zuccheri, ma per gli anni che aveva (2003) era stupefacente.

Certo pochi hanno capito il cartizze BRUT di Villa Sandi, eccezionale, o il NINO FRANCO, potentissimo...
Il gusto del pubblico amante ma poco esperto dal livello degustativo risulta molto spostato sulla piacevolezza del lato delle morbidezze e poco attento ai grandi contrasti offerti dalle durezze.

Molti i vini in questa serata di livello alto, (non è sempre così), da lasciare perplessi, il prezzo di 48 euro pagati, assolutamente in linea, considerato anche che c'era un menu servito e a buffet.

Riassumendo, a parte il Gemola (che era terminato) li ho assaggiati tutti tranne qualche soave e qualche valpolicella e amarone (non ce la facevo proprio più!!!)
I vini che più mi hanno entusiasmato, complimenti ai produttori, sono:

Spumanti: NINO FRANCO, Grave di Stecca 2011, grandissimo metodo charmat, di una potenza incredibile, e che persistenza!! Equilibrio bellissimo, grande gioco tra acidità e zuccheri. (però 20 euro e più sono tantini per uno charmat)
Cartizze VILLA SANDI, brut (non capita spesso), ancora evidente un residuo zuccherino che poco piaceva agli astanti, per tipologia era incredibilmente complesso ma anche bevibilissimo.
Bianchi: Soave La Rocca di Pieropan, lo so, sembra scontato dirlo, ma è un vino eccezionale, ne ho già bevute altre annate, e non sempre mi ha convinto, questo 2012 era completo e sontuoso, ricco, fruttato e con ricordi di erbe aromatiche e con il giusto apporto del legno, immediato. (anche qui circa 20/25 euro e se li merita), azienda che ha ottenuto ormai 20 volte i tre bicchieri.
Cavalchina, Custoza Superiore Amedeo 2012, un non profumatissimo custoza, in realtà molto fine, pecca solo di intensità al naso che si fa perdonare poi in bocca. (tra i 10 e i 15 euro)
Rossi: Il Mottolo Serro 2011, magnum, che bella azienda, dai prezzi incredibili! Il Serro lo avevo solo sentito nominare, questa volta l'ho assaggiato e non può mancare in tavola di un appassionato.
Grande struttura e ricordi di mineralità tipiche dei colli Euganei, anche una vena vegetale leggera. (anche qui fascia 10-15 euro è un affare!) Ricordo che è un'azienda da 20.000 bottiglie l'anno, praticamente un'azienda di nicchia.
Il Rosso dell'Abbazia, Serafini e Vidotto, ne ho una bottiglia che spero di bere presto! Azienda innovativa ma tradizionale, con la sua ricerca sulla micorriza e la particolare posizione sulle colline del Montello, produce questo ottimo vino, l'annata 2011 mi è davvero piaciuta, unica pecca il prezzo che supera i 30 euro...
Amaroni: una categoria a parte per gli amaroni, così differenti dal vino rosso "tradizionale", e un po' più immediati e facilmente comprensibili.
Tra tutti Begali ha prodotto un ottimo amarone, dal vigneto Monte Cà Bianca, grande complessità dei profumi e al palato, etereo e balsamico, corposo di frutta, carnoso e con componenti tanniche ancora ben percettibili e parte ben composta del tutto.
Brigaldara mi piace sempre, risulta essere finito il bicchiere prima di quanto si pensi, poi però si avverte il grande calore e il corpo che lo compone.
Non sono certo vini per tutte le tasche, superiamo per entrambi i 40/50 euro a bottiglia, ma sappiamo che gli amaroni sono così!

lunedì 17 novembre 2014

Degustazione AIS, Emilia Romagna e Veneto, vini tipici a confronto

La prima degustazione dove ho partecipato attivamente!

Molti non conoscono le realtà emiliane e romagnole, neppure loro stessi, questo mi ha fatto riflettere.

Tutti i loro vini sono prodotti all'insegna della piacevolezza e bevibilità, generalmente parlando, la loro gastronomia si basa su piatti saporiti e di facile preparazione, in linea di massima, con prodotti di base di estrema qualità.

Pensiamo al crudo di parma, non il 16 mesi, mi raccomando, ma se lo trovate il 24 mesi o anche di più. I formaggi, lo squacquerone, i caprini, e le famose piadine o i tortelli. Perchè no anche la salama da sugo!

Molti ignorano il gutturnio, l'ortrugo, il fortana, ma sono vini abbastanza reperibili in ogni supermercato (anche se non proprio la versione TOP di gamma).

In questa degustazione ho pensato assieme ai colleghi uno spumante da uve FAMOSO (questo vitigno non lo è proprio), un lambrusco (e che lambrusco), un BURSON e un centesimino.

Il gioco che abbiamo voluto creare è stato di  affiancare a confronto alcuni vini tipici del veneto e conosciutissimi, un prosecco, un ripasso (il lambrusco era troppo importante per affiancarlo) e un refrontolo passito (marzemino).

Prima coppia, gli spumanti, bellissimo il conceto espresso dal grande Graziano, che ha paragonato il FAMOSO ad un ragazzotto di campagna, poco attento all'eleganza, ma di grande e sincera struttura, mentre il prosecco era un altolocato riccone che in realtà non aveva muscoli.
Infatti il primo aveva profumi chiusi e riservati, sentori solo vagamente fruttati e di erbe aromatiche, poi grande potenza in bocca e ottima persistenza, il secondo era elegantissimo al naso, grande pera williams e mela golden, poi in bocca un po' di acidità e tanto zucchero, si spegneva subito, anzi restava ancora il FAMOSO.

Il LAMBRUSCO, uno dei migliori italiani, quello di CECI, NERO DI LAMBRUSCO, stupendo naso di violetta (consueto), di frutti rossi, mirtilli, lamponi e grandissima materia colorante. Poi in bocca riempiva tutto con una assoluta cremosità e suadenza, lasciando un retronasale fantastico di liquirizia in radice.  Il cappello introduttivo di Dante recitava: non è possibile valutare un lambrusco più di 90 punti, non ne ho mai assaggiati. Si è ricreduto.

Seconda coppia, i rossi strutturati. Devo dire che il suggerimento di acquistare il Burson della cantina Longanesi (dove questo vitigno è stato riscoperto casualmente) è stato vincente, l'etichetta nera è stata favolosa. Avrei voluto comunque tentare anche il prodotto della tenuta Uccellina. Il confronto con il ripasso è stato impari, il burson non perdonava e non faceva sconti. Grandissima potenza sia al naso che in bocca, inchiostro puro, aggressivo nei suoi tannini allampanti ma esempio di grande futuro davanti a sè e promessa di una qualità ancora migliore.
Frutta nera, prugne e more, ciliegie. Grande speziatura e toni balsamici, persistenza infinita, un cavallo di razza.

Terza coppia, i rossi passiti. Devo dire che l'Emilia è una terra dove sanno produrre i passiti, dall'albana al centesimino possono essere annoverati tra le eccellenze italiane.
Questo centesinimo da uve stramature di Morini mi è stato suggerito, non lo conoscevo e stavo valutando un malbo gentile passito, che comunque non era da meno, a mio avviso. In bocca stupendo comunque, grandi profumi, come di zucchero a velo e fragolina di bosco, in bocca ritornano le note dolci e la frutta con l'aggiunta di sensazioni terziare di fiori essiccati. La bocca è molto stimolata da una vena rinfrescante e l'assaggio si conclude con un accenno di cacao. Abbinamento pasticcini al cioccolato, ma non fondente.
Non ho assaggiato il refrontolo, ma la lotta, sentiti i commensali, è stata alla pari.

Ringrazio tutti i colleghi, Giampaolo e i relatori per la loro competenza e simpatia, mi sono reso conto di come la capacità di trasmettere quello che troviamo nel vino renda una serata completamente diversa, a parità di prodotti. E non tutti ne sono capaci.

martedì 11 novembre 2014

La ricerca dei vini scacciacrisi continua, la LIDL propone la Francia low cost.

Ancora una volta ho provato alcuni vini super economici, con i prezzi quasi ridicoli.

L'idea è arrivata da FB, un post avvertiva che la LIDL offre una linea di prodotti dalla Francia, a prezzi stranamente IRRISORI.

Partendo da rosati della Provenza a 1,99, possiamo arrivare al massimo a PESSAC LEOGNAN da 18 euro. Si trova anche uno champagne.

Nel post si metteva particolarmente enfasi su una decina di prodotti, tra Alsazia, Bordeaux e Borgogna, con un prodotto del Sud-Ouest.

Ho acquistato e assaggiato per il momento questi tre vini (vorrei tentare anche lo Champagne e il Pessac Leognan, di prezzo 15-18 euro):
Immagine tratta dal web, così si presenta il reparto vini francesi alla LIDL

SYLVANER Alsazia (2,99 euro); colore bianco carta, profumi evanescenti e poco percettibili, poco consistente; il gusto è migliore, c'è un certo fruttato ma si denota una mancanza generale di finezza che non mi fa venire il desiderio di berne assolutamente un secondo sorso. Niente da fare, nessun miracolo in vista. => carenza nella conservazione di massa?

PINOT BLANC Alsazia Henri Ottmann (3,99 euro), colore paglierino tenue, naso inesistente, stanco e poco fine, in bocca molto meglio, fresco e fruttato come dovrebbe essere, ma non con lo stile alsaziano.
Direi che a questo prezzo è meglio prendere un vino sfuso dei colli euganei (per noi che abitiamo vicino).

ENTRE-DEUX-MERS sauvignon Chateau Le Tuileries 2013 (2,99 euro): Non posso gridare al miracolo, nossignore, ma devo dire che questo sauvignon le carte in regola le ha.
Naso piacevolmente erbaceo e fruttato, frutta a polpa bianca. In bocca è coerente e tutto sommato piacevole e rinfrescante.
Compratelo, questo sì !